I mezzi di spostamento del pescatore
Bicicletta o motorino del pescatore del Po
Con bicicletta o motorino il pescatore del Po, dopo aver raccolto il pesce in una cassetta raggiungeva il centro abitato per venderlo. Scrive Ugo Buganza nel racconto “Il pescatore del Po (anche di storioni…)” nel libro “Gli uomini del fiume – I mestieri del Po, Editoriale Sometti, Mantova 2003 pag. 89
"Pesce, pesce, pesce fresco di giornata!!!’era il grido ormai abituale e familiare, fino agli anni Sessanta – Settanta dei pescatori ambulanti dei centri rivieraschi del fiume Po che giravano in bici per le vie del paese e nelle più sperdute corti di campagna a vendere il frutto di tante, pazienti ore di attesa (diurne e notturne) accanto al loro bilancino, fissato sulla riva del fiume… Il pescato era sistemato in una cassetta di legno, sostenuta da forcelle tra la sella e la ruota posteriore, divisa da scomparti che separavano gobbi, orate, lucci…. La piccola pescheria ambulante era ricoperta (per la salvaguardia di un minimo di igiene…) da un pezzo di telo fermato attorno alla cassetta da rudimentali pezzi di elastico, sovente costituiti da vecchie camere d’aria scartate. Legata alla cassetta, l’indispensabile bilancino in ferro con piatto sostenuto da tre catenelle, per la pesatura. Al richiamo del pescatore accorreva la rasdora della casa, col tipico grembiule nero, fazzoletto in testa, pentola in mano, per una provvista che, in mancanza di moderni sistemi di refrigerazione, doveva essere consumata in tempi brevi. A volte, tra le famiglie di agricoltori, il pagamento si trasformava in un baratto; il valore del pesce era sommariamente equiparato a quello di uova, galline, conigli, oggetti di scambio.”
Raid Pavia Venezia
Un angolo del museo è anche dedicato al Raid Pavia – Venezia, che da alcuni anni non si corre più. Il Raid Pavia – Venezia era la corsa motonautica più lunga e faticosa del mondo con i suoi 384 chilometri. Eravamo nel lontano 1929, lo sport motonautico in Italia andava sviluppandosi rapidamente e si affermava sul Lago di Como e sul Lago Maggiore con famose riunioni internazionali, che allora raccoglievano, in appassionanti e combattute competizioni di velocità in circuiti chiusi, i più noti assi dell'epoca. In questo ampio quadro mancava, però, la grande gara di fondo, la gara che potesse collaudare l'efficienza dei motori e degli scafi e la resistenza dei piloti. Nacque così il Pavia-Venezia con il Ticino, il maestoso Po e la splendida laguna veneta ad offrire le loro acque. Il 6 Giugno 1929, alle quattro del mattino, ventiquattro concorrenti prendevano il via, dopo 11 ore l'arrivo a Venezia, primo assoluto l'equipaggio Ettore Negri - Luigi Calvi con fuoribordo Elto da 350 cc e una media di 36,67 Kmh. L'ultimo concorrente arrivò dopo ben 40 ore.
Nel corso degli anni a questa mitica gara, oltre a provetti piloti, hanno partecipato personaggi del mondo dello sport come il tennista Adriano Panatta e l’attore Renato Pozzetto. Alcune immagini del raid, edizione del 1957, vinta da Augusto Cometti, compaiono anche nel film “Il Grido” di Michelangelo Antonioni, fanno da sfondo al peregrinare lungo gli argini del Po di Aldo (Steve Cochran) abbandonato da Irma (Alida Valli). Il raid ha sempre esercitato un grande fascino sui residenti nei comuni rivieraschi, negli anni passati il passaggio dei bolidi d’acqua (“le lancine”, così venivano chiamati) era una vera e propria festa. Gli argini si affollavano di gente e poi c’erano i punti strategici quali il vecchio ponte di Corbola o la conca di Volta Grimana tra i comuni di Loreo e Porto Viro. A Papozze c’era chi assisteva alla gara a bordo della barca ancoraggio del vecchio traghetto a pendolo, ormai consegnato alla memoria di pochi. I pescatori d’acqua dolce, unici, un tempo, proprietari di barche, diventavano eroi per un giorno perché permettevano a tanti appassionati e curiosi di assistere alla gara da posizioni strategiche. Negli ultimi anni i piloti del raid godevano di una notevole assistenza a terra e in cielo (elicottero), in acqua era poi prezioso il servizio dei “meatori” dell’Arni (Azienda Regionale per la navigazione interna ora AIPO); un tempo non era proprio così, ma quando qualcuno per avaria al motore o allo scafo era costretto a fermarsi scattava subito il soccorso “locale” pronto ad offrire qualsiasi aiuto. L’incontro con gli “eroi” della gara diventava poi argomento di discussione per giorni nelle osterie. La Pavia-Venezia, una sorta di “Mille Miglia” dell’acqua, è stata teatro di imprese di leggendari piloti, tra gli altri Leopoldo Casanova, Roberto Brunelli, Renato Molinari, Antonio Petrobelli (vincitore di ben 8 edizioni), Fabio Buzzi e Dino Zantelli; alla gara hanno anche partecipato personaggi sconosciuti, alla ricerca di una vittoria di classe o più semplicemente per tagliare il traguardo nella corsa più famosa del mondo.