La storia del Museo

La storia del Museo

Crespino e il mito di Fetonte

Crespino e il mito di Fetonte

Crespino, comune del Medio Polesine sulla riva sinistra del Po, ha origini antichissime, i vari ritrovamenti archeologici lo legano all’epoca etrusca e romana ed è conosciuto per il mito di Fetonte, a cui è dedicata la piazza principale su cui si affacciano la Chiesa parrocchiale e il palazzo municipale. Il mito racconta che Fetonte, figlio di Elio e della ninfa Climene, un giorno per dimostrare ad Epafo di essere veramente il figlio del dio del sole, chiese al padre di lasciargli guidare il carro dell’astro ma, a causa della sua inesperienza, ne perse il controllo. I cavalli si imbizzarrirono e corsero senza controllo per la volta celeste: prima salirono troppo in alto, bruciando un tratto del cielo che divenne la Via Lattea, quindi scesero troppo vicino alla terra, bruciando il territorio della Libia che divenne un deserto. A questo punto gli abitanti della terra chiesero aiuto a Zeus che, adirato, scagliò un fulmine contro Fetonte, il quale cadde annegando alla foce del fiume Eridano nei pressi di Crespino. Le sorelle di Fetonte, le Eliadi, sconvolte e inconsolabili piansero abbondanti lacrime. Per sopire il loro tormento Zeus le trasformò in pioppi, mentre le loro lacrime divennero ambra. Nello stemma di Crespino è rappresentato il momento del fulmine che colpisce Fetonte, mentre tre pioppi assistono alla scena lungo la riva del fiume.

Il Museo

Crespino, come tutti i comuni rivieraschi, ha vissuto per secoli in simbiosi con il Po che costituiva la principale fonte di sostentamento delle popolazioni residenti, insieme all’agricoltura. Per non dimenticare nel 2004 è stato inaugurato il “Museo delle acque” che trova ospitalità sul lato destro del palazzo municipale. Il museo, attraverso una serie di reperti, racconta come si svolgevano le attività quotidiane lungo i corsi d’acqua, dalla pesca al lavoro dei mulini natanti, dalla prevenzione nei periodi di piena del fiume, alle ricostruzioni dopo l’alluvione del ’51. E’ situato su due piani con diverse sale; a piano terra si possono ammirare strumenti di misurazione idraulica come idrometri, pluviometri utilizzati dai vigilanti durante i momenti di guardia in occasione delle piene del fiume. Si può apprezzare la ricostruzione di un mulino natante in scala reale. Al primo piano si possono vedere modellini di mulini natanti, una tradizionale barca da pesca da fiume, lampade per la guardiania e strumenti vari.

l Museo delle Acque di Crespino è stato inaugurato il 14 novembre 2004 presso le sale di un’ala del palazzo del Comune di Crespino, in provincia di Rovigo. È il frutto di anni di ricerche e acquisizione o donazione da parti di privati cittadini di materiali legati alla vita presso il fiume Po. Nel 2014 lo spazio espositivo venne ampliato in modo da esporre il nuovo materiale tra cui uno degli ultimi mulini esistenti in Polesine e qui ricostruito a grandezza naturale. Il Museo è di proprietà del Comune e fa parte della rete del Sistema Museale Provinciale Polesine.

Collezione

L’esposizione è suddivisa in tre sezioni riguardanti la sicurezza idraulica del Po, le bonifiche, la pesca e le attività dei mulini natanti. I materiali recuperati riguardano i mestieri legati alla vita nel fiume come il pescatore e il carpentiere e gli scariolanti. Al piano terra due sale sono adibite all'esposizione dei reperti di grandi dimensioni riguardanti le civiltà delle acque, mentre all'esterno sono stati collocati macine in pietra ed un turbine, un macchinario usato per prosciugare i maceri.

Nelle sale del piano superiore sono esposti materiali che testimoniano le attività quotidiane degli abitanti di Crespino: attrezzi per la pesca, battelli, strumenti per la bonifica e la salvaguardia idraulica. Alle pareti delle sale e delle scale che portano al piano superiore sono appesi documenti originali come decreti, ordinanze e atti delle autorità pubbliche, fotografie e documenti relativi alla regolamentazione delle acque che va dall'età napoleonica fino al Regno d'Italia e testimonianze riguardo all’alluvione che colpì il Polesine nel 1951. Durante il periodo di lockdown del 2020 i giovani che gestiscono le visite guidate hanno creato dei brevi video sul museo e la tematica trattata.